Second life: finalmente è morta l’idea che fosse trendy

A Gioorgi.com non siamo avvezzi a credere a tutto quello che dice la stampa.

Per parecchio tempo, il fenomeno “Second Life” ha imperversato sui media: sembrava che se tu non avessi un avatar, un negozio virtuale, un’ “isola politica” o un’attività piazzata su second life saresti stato etichettato come “sfigato digitale”.

In questi giorni è stata rilanciata la notizia secondo cui second life stia andando sempre peggio. Repubblica lo aveva già rilevato mesi fa, ma ora è chiaro il tracollo: su 15 milioni di utenti, solo poco più di 480.000 hanno abitato l’ultima settimana di Second Life (SL for friends). Un  sistema in cui per svagarsi è necessario spendere denaro vero, ed in cui la tua identità non è verificata sa di new economy old style (quella esplosa con la bolla del 2001, per intenderci).

Il successo (anche se effimero) di siti come FaceBook è la dimostrazione che i prodotti web di successo hanno caratteristiche ben diverse da quelle messe in campo da SL:

  1. Affinché un sito di social networking funzioni, si deve essere disposti a sacrificare in parte la propria privacy. FaceBook fa presa sui giovani che sono disposti a perdere una parte della loro privacy perché funzionale alla loro voglia di conoscere e sperimentale.
  2. Benché sia difficile, oramai dal 1995 sul web la parola chiave è Free o Gratis. I sistemi a pagamento o con una soglia di entrata gratuita ma poco stimolante (come SL) non vanno lontano. Nessuno paga per “affittare” uno spazio di isola virtuale, quando può condividere le sue foto, i suoi video e i suoi pensieri scritti gratis, sul web.
  3. Second Life è troppo complicato. Per condividere il proprio album  su SL devi buttare via molto del tuo prezioso tempo. Facebook o Youtube al confronto sono immediati, gratuiti e veloci. E mettersi a fabbricare oggetti virtuali per farli comperare a sconosciuti virtuali con soldi finti assomiglia tanto ad una burla…
  4. Second Life ha attirato su di sé un modello di business che può generare parecchi grattacapi giudiziari:
    • Le scommesse sono state considerate illegali dal governo federale USA, e se le considera illegali l’America immagina l’Europa…
    • Le banche “virtuali” hanno creato speculazioni per gonzi, giochetti piramidali e tutta quella serie di truffe tanto care nei bei tempi andati della prima ondata di spam. Ovviamente sono fallite, fregando però soldi veri.
    • La borsa sui Linden Dollar gestita dalla Linden sa tanto di speculazione a danno dei clienti: chi decide la conversione? che garanzie si hanno?…perché le FAQ che spiegano qusto meccanismo assomigliano ad un manuale “costruisci-anche-tu-la-tua-centrale-atomica”?
  5. La pubblicità è sì una fonte di introiti, ma ha un alta volatilità e funziona solo se puoi offrire un ampio parco di utenti-target. Per ora con facebook sta funzionando, ma le aziende più attente, come google, hanno capito presto che dovevano trasformarsi da agente passivo (visualizzatore di pubblicità sul proprio  sito) ad agente attivo (per es stimolando a visualizzare i loro annunci su siti/blog di terzi, dando loro una piccola parte degli introiti…)
Insomma, attenti al social networking e a chi vuole per forza la vendervi un mondo virtuale… spesso è più incasinato di quello reale :)