Istruzioni per diventare fascisti

Michela Murgia scrive fantasticamente.

Sabato ho trovato questo libello di poche pagine che con l’arma dell’ironia e dell’inversione di ruoli, tenta di trasformare un lettore motivato in un fascita per il XXI secolo.

Con intelligenza, ironia e dialettica Michela Murgia ha fatto un piccolo capolavoro.
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Mini Server @ Home

I the last years I decided to put a stop on my RasperryPI2 and have a mini pc always on.

It is a very slow centrino with 2 CPU threads and 8Gb of RAM, a huble micro SATA SSD and works great with Debian Linux. I use it as a benchmark to understand if a project is worth studying: if the CPU Load stay low, the code is very well written.

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Pisa: non solo torre

Approfittando dei vari ponti, ho avuto la fotuna di visitare per 24 ore piene la citta’ di  Pisa.

La piazza dei Miracoli e’ un tripudio di marmo, dove oltre alla celeberrima torre inclinata, fanno bella vista di se’ anche la basilica ed il battistero. La basilinca in particoalre e’ a cinque navate, e come dimensioni non ha nulla da invidiare a quelle che potete trovare in citta’ molto piu’ “grandi” come Milano.
Infine la piazza ospita un prato bellissimo, di cui potete “approfittare” mentre vi risposate tra una visita e l’altra.

Ma Pisa non si esaurisce solo qui. Vi regalo una foto della piazza dei Cavalieri, che e’ solo uno delle piazze e monumenti che potete trovare a Pisa, oppure delle bellissime case che si affacciano sull’Arno, immortalate qui:

Siamo arrivati in treno, sfruttando un intercity che pero’ parte da Milano alle 8:00, e arriva a Pisa verso le 12:30/13:00 (a secodna dei ritardi…). Per tale ragione era fondamentale dormire almeno una notte nella citta’, visto il tempo cosi’ lungo di viaggio.

Abbiamo soggiorato all’Hotel di Stefano, in Via Sant’Apollonia, in pieno centro: vicino sia alla Torre di Pisa che alla zona Universitaria. Benche’ un po’ costoso (270€ per una quadrupla con colazione) il personale e’ stato gentilissimo e la colazione all’altezza del prezzo.

Dopo aver lasciato i bagagli, abbiamo fatto mangiare i bambini nella Osteria “IN DOMO”  in via S. Maria, che come suggerisce il nome e’ priorio dietro il Duomo (!).

La pasta al ragu’ di Mucco Pisano, una varieta’ particoalare di manzo, ha riscosso un successo stellare.

Purtroppo il tempo si e’ messo al peggio verso sera, ma per fortuna il giorno dopo ha “retto” fino alla nostra partenza.

Armatevi di forza di volonta’, e visitate Pisa, dedicandole almeno due-tre giorni.

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Quando tutto ebbe inizio

Credo sia successo nel 1985, quando avevo undici anni. Il Vic20 era uscito nel 1981 in America, e lo vidi per la prima volta a casa di un mio zio in una estate del 1984 circa.
Doveva costare intorno alle 200.000-230.000.

Ai tempi i computer erano considerati oggetti complessi da usare, ma per fortuna io ero stato folgorato sulla via di Damasco, quindi riuscii a convincere mia madre a comperarmene uno, e ricevetti prima quattro cartucce gioco, che rimirai con mia sorella per i quattro mesi che mi separavano dalla consegna del “Vic20”, prevista intorno a Natale.

Ricordo distintamente che ero ancora alle elementari quando attendevo trepidante il suo arrivo, che avvenne nel natale del 1983.
Mia sorella, che avra’ avuto cinque anni, passo’ la notte a tentare di riempire lo schermo di cuoricini.
Lo stesso zio, mi regalo’ il registratore qualche mese dopo (registratore che costava ben 50.000 lire).

Ricordo ancora che il Vic20 era venduto nei grandi magazzini e anche nei negozi di ottica / fotografia  (!) il che contribui’ a trasformarlo in un oggetto “comune”. Fu in uno di questi negozi che mi accolse con uno stupendo

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appena provai a digitare qualcosa. Si doveva trattare di un negozio della catena Coeco, che in teoria vendeva elettrodomestici come lavatrici o aspirapolveri.

Feci la mia prima consulenza a 11 anni, andando a casa di un mio amico delle medie che aveva anche lui il mitico Vic20, e spiegai al padre quello che sapevo.
L’anno dopo alle medie eravamo divisi in fazioni: chi il Vic20, chi il C/64, che il C/16, ecc e ognuno con le sue idee su come farli funzionare.
Alle medie ci scambiammo i giochi su cassetta, e mi ricordo che l’edicola era la mia fonte di riviste, articoli e piccoli libri della editrice Jackson, da cui apprendevo il misterioso funzionamento dei Computer Commmodore.
Le riviste avevano nomi ben poco studiati, che in sostanza si rifacevano ai messaggi che emetteva il Commodore: “Press Play on Tape” era un classico, tanto per intenderci.

Durnate il liceo classico imparai il Turbo Pascal ed il Linguaggio C da auto didatta, sui libri della McGrawHill, mentre facevo qualche piccola consulenza in Access o Excel per un imprenditore che stava nel sottoscala del mio palazzo.

Da cosa derivava il fascino dei computer Commodore? Ad una prima occhiata, un C/64 o un C/16 out of the box potevano essere usati solo per giocare: difatti senza nessun’altra periferica non era possibile memorizzare i programmi. Se al costo di un C/64 si aggiungeva un monitor decente, una unita’ a disco (che costava piu’ dello stesso C/64) e una stampante, si arrivava ad una cifra rilevante (e senza contare il costo del software per farci poi qualche cosa…).

Pero’ i computer Commodore erano venduti nei grandi magazzini, e non nei negozi specializzati.

Rispetto alle console giochi del tempo, i Commodore erano dei veri computer, con un manuale molto curato e una vera tastiera. Il manuale esplorava tutte le feature piu’ rilevanti, e conteneva dei programmi dimostrativi, incluso anche qualche miniuscolo gioco.

Per cui ti davano la possibilita’ di immaginare qualcosa di diverso.


Oltre. a questo, poiché erano privi di parti elettromeccaniche, era impossibile rompere un C/64 semplicemente programmandolo (1) e questo ti dava immensa liberta’: sapevi che non si poteva “rompere” sperimentando, e questo era esplicitamente detto nel manuale del Vic20. Il massimo che poteva succedere era che si poteva bloccare (benche’ come abbiamo visto il tasto RUN/STOP+RESTORE potesse quasi sempre risolvere il problema, ma vi rimando all’articolo per i dettagli).

Il BASIC V2 era forse il peggior linguaggio di programmazione che si potesse usare per tirare su una nuova generazione di sviluppatori software, ma era molto semplice da capire e soprattutto possedeva una modalita’ “interattiva” che alcuni linguaggi (come il Pascal o il C) non hanno mai avuto.

Era cioe’ possibile digitare un comando e vederne subito il risultato, prima di inserirlo in un vostro programma. Si poteva modificare variabili o esplorare gli effetti di alcune azioni. Tutti i linguaggi moderni (come JavaScript) dispongono di tale “console” ma ai tempi non era cosi’ scontata.

Note

(1) A onor di vero esisteva per i computer PET una ‘Killer POKE’ che poteva danneggiare il monitor integrato.

 

 

 

 

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Bugie per vendere

Da quando esistono i giornali, ci si aspetta che le notizie che diano siano verificate e veritiere.

Nel 1980 verificare una notizia poteva non essere banale: non c’erano i cellulari, non c’era twitter e Internet era usato solo dagli accademici. In una redazione piccola si potevano fare delle telefonate, verificare le fonti dell’ANSA o mandare qualcuno sul posto.

Ma a valle delle elezioni americane (rovinosamente perse da Trump) Fox News sostenne in modo completamente falso che il voto era stato alterato, diffamando la societa’ che produceva i sistemi di voto elettronico (che vive della fiducia di questo aspetto). Il processo non si e’ tenuto, poiche’ si e’ verificato un patteggiamento molto costoso per le casse del network.

Dal mio punto di vista pero’ e’ gravissimo il fatto che FoxNews abbia continuato a sostenere una storia basata sul “nulla” solo per accontentare i suoi lettori.

Dal novembre 2021  sono abbonato a ilPost, a meno di mezzo euro al giorno (!) per la loro rassegna stampa ‘ragionata’ (Morning) che esce solo nei giorni lavorativi, e potete anche regalarlo.

Il valore di tale rassegna stampa non sono le notizie che danno, ma quelle che non danno, tipicamente per due ragioni:

  1. Perche’ non sono vere notizie, ma solo voci di corridoio, illazioni ecc. Non hanno cioe’ ancora lo status di “verificabilita'” o poggiano su una solo fonte poco affidabile (oppure sono estratti da interviste one2one, avulse dai fatti odierni).
  2. Perche’ sono palesemente false oppure sono notizie poco rilevanti (es sponsorizzate dalle aziende)

La tensione tra scrivere qualcosa che faccia notizia e qualcosa che faccia semplicemente vendere sta diventando inconciliabile. Una volta le due cose erano molto piu’ sovrapponibili (almeno in parte). Ora i titoli dei giornali sono spesso pure illazioni o mezze notizie.

Durante il governo Draghi, il Fatto Quotidiano scriveva titoli al contrario, suggerendo una cosa nel titolo e poi smentendola nel contenuto (es che il governo Draghi performasse peggio di quello Conte, per es sui morti della pandemia).

Similmente i tentativi di laRepubblica di acchiappare un pubblico piu’ vasto spostandosi dalle sue posizioni progressiste e’ stato punito dai lettori.

Sembra quindi che da un lato pubblicare la verita’ o cercare di essere obiettivi non paghi, mentre dall’alta esistono “sacche” di lettori che vogliono sentirsi dire solo quello che credono sia la verita’.

In questa situazione un giornale “settoriale” deve trovare sempre storie che giustificano i capisaldi dei propri lettori, o in alternativa inventarsi qualcosa che ci possa ricadere.

I giornali grandi  ed equilibrati come il Corriere inseguono invece mezze notizie, il sensazionalismo perche’ potenzialmente possono ‘piluccare’ qualsiasi cosa, sia di destra o di sinistra. Ma anche in questo caso la necessita’ pneumatica di sensazionalismo prevale su tutto il resto: si fanno ancitipazioni su indiscrezioni prima che per es i documenti ufficiali del goevberno escano, arrivando a creare un artificioso dibattito sul nulla.

In questo contesto, e’ facile pubblicare notizie non verificabili e quindi non necessariamente vere.

Questi aspetti pero’ sono quelli che rischiano di uccidere un certo tipo di giornalismo in Italia.

 

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Cabloman

Quando inizia a lavorare mi trovavo in un gruppo di persone, alcune con piu’ esperienza di me, altre al mio livello, alcune che erano li tanto per campare.

E poi c’era il mito: Cabloman

Cabloman aveva fatto una scuola specialistica post laurea (tipo un master per ingegneri) e si vociferava che prendesse piu’ di noi pezzent junior (ma era facile, ci pagavano sui 1000 euro al mese).

Sospettavamo che Cabloman programmasse con i piedi da alcuni facili indizi, tipo:

  1. Una volta aveva istanziato una classe Java solo per chiamare un metodo statico
  2. Per risolvere un problema si era messo a fare viste di viste, che sul SQL Server dei tempi equivaleva ad un incremento di dieci volte del tempo di esecuzione della query risultante.

Ma sopra ogni cosa, Cabloman implementava schiantando tutto il possibile nel codice.

Non parametrizzava una mazza, andava in delivery e poi veloce veniva chiamato sul progetto successivo, e lasciava nella melma il povero tizio chiamato a sostituirlo o a estendere il suo pessimo lavoro.

Insomma un mito.

Penso sempre a lui quando mi chiedono di ultra-parametrizzare un pezzo di codice, la cui eventuale modifica richieda meno tempo che parametrizzarlo ulteriormente. Cabloman non avrebbe mai avuto dubbi su cosa fare.

Mai.

 

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Gitea hardening and healthchecks.io

A friend of mine asked some insight on how to harden a Gitea server on Internet. Gitea is a web application for manging git repositories.

Gitea is quite compact and is less feature-rich than GitLab, but it is light and can manage issues, wiki and users.

I easily find two links: one for a docker-compose hardened setup  and a recommended fail2ban configuration.

I was very happy to discover this fail2ban docker image created by the https://www.linuxserver.io/ guys. It is simple to set-up, and provide a very “pluggable” fail2ban configuration.

Digging inside linuxserver repository I find another hidden gem: healthchecks.io, an open-source service to check system status:

Healthchecks.io is an online service for monitoring regularly running tasks such as cron jobs. It uses the Dead man’s switch technique: the monitored system must “check in” with Healthchecks.io at regular, configurable time intervals. When Healthchecks.io detects a missed check-in, it sends out alerts.
From About page

You define your checks and then with a simple “curl” command from your app side, you notify on a regular interval the app “liveness”.

The system notify you only when the system is down, using email or other integrations.

Its setup is super easy and the code is very well designed: kudos and maximum respect to the one-man-band healthcekcs.io’s creator 

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