L’italia di oggi

Nell’ultimo periodo mi sono allontanato dalle considerazioni politiche, disgustato dal fallimentare secondo governo Prodi, caduto per interessi personali di sapore giudiziario. La Iervolino a Napoli ha fatto di male in peggio, confermando l’incapacità della larga coalizione di sinistra di essere attuativa e risolutiva rispetto ai problemi del paese.

I giornali Italiani sono bipolari: ci sono gli estimatori del presente governo Berlusconi, e quelli che lo vedono come il male assoluto. Spesso ho letto articoli fatti da ottimi giornalisti che sono più interessati alla loro prosa, che ha presentare argomenti concreti, punti di vista oggettivi su cui gli Italiani possono crearsi un’opinione consapevole.

Dopo una lunga riflessione, penso che l’attuale governo rispecchi la maggioranza degli italiani come mai prima d’ora. Vediamo perché.

Nelle settimane passate ho avuto modo di leggere  il libro “Lo Statista” di Massimo Giannini. L’analisi che fa Giannini è precisa e circostanziata e lo consiglio a tutti coloro che stanno leggendo. Dissento però su alcuni punti chiave, che andrò ad elencare nei prossimi articoli. Considerate questo un primo assaggio.

L’Italiano medio è tre volte su quattro il simpatico automobilista con SUV che ti si appiccica a 2 centimentri dalla tua auto in corsia di sorpasso, perché a suo parere vai troppo lento. E’ incurante del fatto che entrambi stiamo andando a oltre 140Km orari. L’idea è che finché c’è strada, c’è accellerazione possibile.

Per esigenze familiari ho spesso percorso un lungo tratto di A1. Benché abbia visto di tutto (da sorpassi a destra a retromarcia in corsia di emergenza con nebbia incorporata) non ho mai visto qualcuno fermato dalla polizia, né ho visto rispettare civilmente il limite di velocità almeno tre volte su quattro.

Un paese che ha troppe leggi, ma pochi controlli: ecco cos’è l’Italia.

L’Italiano medio non è “di destra” come paventa Giannini; è invece una persona lungimirante, pragmatica. Uno spirito libero che sa di vivere in un paese con una bassa coesione nazionale, in cui la Costituzione e il capo dello Stato sono spesso vuoti simulacri, poiché senza rispetto delle leggi non c’è rispetto delle istituzioni.

Infine l’Italiano medio crede ancora nel genio italico squattrinato, come credeva che la cura Di Bella potesse battere la ricerca sul cancro fatta dal fior fiore dei ricercatori italiani (e non solo). Piuttosto che dimostrarsi in errore, i seguaci della cura iniziarono ad incolpare chi aveva attuato i protocolli…ricordate? Non troverete mai un Italiano disposto a dimettersi o a dire che ha sbagliato, perché dagli immemori tempi medievali fatti di micro-fazioni, chi lo faceva veniva eliminato subito dopo.

L’Italia è lo stretto paese delle opportunità, in cui il salaro medio dipendente è basso (soprattutto se siete di sesso femminile) ma se avete un posto fisso siete a cavallo per la vita (grazie ai sindacati).

In questa situazione vivere di espedienti, mezzucci ed evasione giornaliera è la strada preferita dalle stesse persone che vi stanno a pochi centimetri dal paraurti posteriore in autostrada.

Morale e Chiesa

I valori cattolici sono intessuti all’interno del paese in modo molto più forte di quello che ci possa sembrare. Se provate a viaggiare per l’Europa, scoprirete che siamo percepiti come cattolici-super. Benché questo non sia vero,  politicamente il laico in Italia è una specie a rischio, e chi osa solo immaginare di toccare i privilegi ecclesiastici è condannato al fallimento. La metà degli italiani è credente e praticante, e una buona parte della metà restante si dichiara credente. Per cui una forza che non sia cattolica, perde. Per questo Prodi è stato il solo governo degli ultimi venti anni a poter contrapporsi agevolmente alla coalizione di destra.

Dal 1992 al 2009, contiamo ben 17 anni. Il qui presente autore aveva 18 anni quando Silvio Berlusconi scese in campo, e ha avuto modo di studiare la parabola ascensionale del grande B (concedetemelo!). Berlusconi ha vinto e governa l’Italia perché rappresenta in modo magico e accattivante il punto di arrivo dell’Italiano di fine secolo. Non ci sono oscure forze negative, complotti, destrismi o fantasiose idee giornalistiche dietro questa vittoria.

E’ così ovvia e diretta, che proprio per questo la sinistra italiana perde e continuerà a perdere contro questa capacità rappresentativa di Berlusconi.

Per mia fortuna ho avuto modo di frequentare per un anno e mezzo un centro culturale di sinistra. L’aspetto più deleterio della cultura di sinistra si può ricavare da che cosa ho percepito in questa struttura, che pure respirava un aria purificata da una presenza giovanile notevole (l’età media era intorno ai 28-32 anni).

La scelta dei film dal cineforum poggiava sostanzialmente su due assiomi impliciti, criptati e non volontari:

  • Tutto ciò che non capisco è culturalmente superiore. Per cui ecco una bella retrospettiva sul cinema di Jodorosky o su qualche cneasta russo degli anni ’90
  • Un disprezzo per tutto ciò che non è riconosciuto come culturale dalle (mie) professoresse ottantenni liceali. Per esempio “L’allenatore nel pallone” non è culturale.

La sinergia di questi due pilastri portava anche ad una terza implicita e oscura conclusione:

  • Tutto ciò che è di massa (per esempio ha successo, si vende) è per forza negativo perché è troppo comprensibile e probabilmente volgare.

La conseguenza era (testuali parole) che “Al nostro centro la gente si iscrive, viene una volta e  poi non la si vede più. Stranamente la retrospettiva su Boldi&Banfi ha avuto più successo di una serie di cilci sulla guerra palestinese…non riusciamo a capire cosa tira…mah!”.
Non era facile dedurre queste cause che non sono insite nella struttura del centro culturale. Sono piuttosto la logica conseguenza di un modo di fare sinistra erroneo e malandato, teso all’auto-isolamento.

Il migliore Nanni Moretti è quello che ci fa ridere in “Caro Diario”, ma tutte le descrizioni cervellotiche che fa in quel film o in altri, si distaccano troppo dalla massa (in senso pregnante) dell’Italia. Moreti e Pupi Avati fanno film che attaccano la depressione addosso, anche se descrivono bene alcune realtà: in parole semplici lo fanno in modo deprimente. “La cena per farli conoscere” di Avati è un film che non ti fa venire voglia di consigliarlo ad altri, benché gli attori siano tutti giovani, bravi e ben orchestrati.

L’amore degli Italiani per il cine panettone non vuol dire che la maggior parte sia idiota né che sia come le macchiette desichiane o boldiane. Vuol dire che essi si trovano più vicini ad un modello “piacione” di quel tipo… e chi è politiamente il più piacione di Italia?…Il grande B, naturalmente!

Il grande B ha capito questa cosa così bene, che praticamente non prende posizione netta su niente che possa anche solo intaccare la sua base consensuale, che è arrivata ai massimi negli ultimi mesi di governo.

Il grande B non prende posizione sul Venticinque Aprile (partigiani, salò, fascismo) né sull’Europa. Anzi osteggia l’Europa, perché l’Italiano medio già si sente soffocare quando in casa sono più di tre a magnà la pasta, immaginati nell’Europa Unita.

il grande B è saldato con l’asse cattolico, non perché ci creda ma perché ci serve un asse di quel tipo(d’altronde è un grande sulle barzellette che deridono le donne…).

E infine il grande B sa vendere, perché sa ascoltare i sondaggi.

A sinistra sanno solo svendersi, per ora…