Twitter il gradasso

C’è una cosa fantastica di Internet: se qualsiasi società prova a fare la furba, inserendo delle righe scritte in piccolo quando revisiona la sua API da 1.0 a 1.1, state certi che ci sarà  almeno una persona che si leggerà tutto, troverà la fregatura e sputtanerà la summenzionata società.

E’ quello che è successo con Twitter, e Marco Arment analizza nei dettagli le “novità” della nuova Twitter API che passa dalla versione 1.0 alla 1.1.

Vi rimando all’articolo per i dettagli, ma in buona sostanza Twitter sta cercando di fare in modo che “se voi fate qualcosa di interessante con Twitter, bhe ora dovete collaborare con noi…per continuare a farlo….”:

Requiring developers to work with us directly if you need a large amount of user tokens

One of the key things we’ve learned over the past few years is that when developers begin to demand an increasingly high volume of API calls, we can guide them toward areas of value for users and their businesses. To that end, and similar to some other companies, we will require you to work with us directly if you believe your application will need more than one million individual user tokens.[…]

Da https://dev.twitter.com/blog/changes-coming-to-twitter-api

 

Traduzione: “abbiamo i db pieni di twittate idiote, e vogliamo farci comperare da Apple, per cui se qualcuno è riuscito a fare qualcosa di buono…bhe  deve lavorare con noi!”

Tumblr e Instapaper potrebbero essere le prime applicazioni a ricevere un severo contraccolpo. Ma in realtà è Twitter che rischia di impoverirsi di quei soli contenuti interessanti, trasformandosi da “hub informativo” a mero sfogo di messaggini del tipo “era in bagno”, “sono in metro”, “sono in ascensore”,…

 

Ma Internet ti costringe a giocare pulito, a rispettare le regole. Puoi fregare un milione di persone, non due miliardi e mezzo di persone. E per questo che i trucchetti del tipo “abbiamo fatto una modifichina….” non funzionano. Ogni volta che una grande azienda (per es Apple, Microsoft, Oracle…) fanno qualcosa di “furbetto”, il re si trova nudo subito.

Da questo punto di vista è istruttivo anche quello che sta succedendo a MySQL: risulta infatti che Oracle stia lentamente omettendo i test di unità dagli ultimi aggiornamenti del codice open source.