La ruota del Destino
Dopo quarant’anni, Tom Scott aveva finalmente raggiunto il successo: la gavetta era stata lunga, quasi quindici anni in radio e poi altri venti “all’ ombra di Mike” come amavano scrivere i critici dell’odiato giornale che lo sbeffeggiava da anni nella pagina degli spettacoli.
Ma alla fine tutti avevano dovuto riconoscere il successo della “Ruota del Destino”, gioco a quiz che stava riscuotendo un successo enorme. L’agente di Tom lo aveva appena chiamato per comunicargli che in Francia e Germania dei network privati volevano acquisirne i diritti, e lo avrebbero invitato alle puntate di apertura per intervistarlo.
Ora rimaneva solo un piccolo trascurabile dettaglio: bisognava convincere il proprietario dei diritti. Doveva pare di nuovamente con Rick Martin, un oscuro tipetto sempre vestito di nero, con un enorme cappello a bombetta che gli dava un aria inquietante. Tom provava sempre una certa inquietudine quando lo incontrava, e per questo aveva fatto in modo di non incontrarlo più dopo aver siglato il loro patto.
Ora era necessario, intimava il suo agente, per fargli firmare la cessione dei diritti alla “Scott entertainment” e avviare chiudere i contratti in Francia e Germania.
Scott chiamò Rick al telefono
- Signor Martin? Come la trovo?
- Sdraiato, grazie, e lei?
- Bene, grazie.
- La vedo consumarsi ogni sera alla Ruota del Destino, non starà dimagrendo un po’ troppo?
- Oh non si preoccupi - sorrise - la chiamavo perché ho bisogno di farle firmare delle carte sui diritti del gioco… vorremmo provare a venderlo anche all’estero.
- Ah capisco ! Dovremo vederci… finalmente! - silenzio. Tom sentì di nuovo quella strana sensazione
- Le va bene se ci vediamo dove abbiamo gli studi?
- Va benissimo, sarà da lei domani sera, dopo lo spettacolo, il tempo stringe immagino.
- Perfetto, a domani allora - e Tom chiuse in fretta la telefonata.
Anche quella giornata andò benissimo. Le due vallette del gioco, Jennifer e Britney erano splendide come al solito, e i concorrenti, stupendi rappresentanti della middle class di Milano si indebitarono fino al collo per vincere il Super Premio che Cambia una Vita, e stranamente persero entrambi. Alla domanda finale di spareggio non seppero approfittare degli errori reciproci e fallirono. La delusione e lo sgomento si leggevano sui loro occhi, mentre Tom con fare sardonico li sovrastava al centro dello schermo e li faceva accompagnare fuori delle starlette.
- Anche oggi la ruota a girato, e ci ha ricordato che potete giocarvi il destino in una sola serata. A domani!
Rich Martin attendeva fuori, ed era in ombra, sotto uno dei giganteschi lampioni dell’entrata principale.
Tom uscì con il suo soprabito di lana, e nonostante non sentisse freddo un brivido gli percorse la schiena alla vista della sagoma di Rick, la cui ombra distorta dai molti lampioni sembrava quasi eterea.
- Perché non è entrato? - chiese
- Ho preferito aspettarla qui, dentro è troppo caldo per me. Le va se andiamo al bar di fronte?
- Al “Frottola”? Ma penso sia chiuso…
- Passando ho visto che erano ancora accesi, controlli lei stesso - e indicò con il dito
In effetti il Frottola assomigliava ad un albero di Natale da quante luci aveva accese. Probabilmente avevano appena festeggiato qualcuno, perché in lontananza vide un gruppetto di colleghi guidati da Jennifer e Britney. Più di una persona aveva in mano costose bottiglie di Champagne.
Riluttante, Tom seguì Rick fin dentro il locale, che era vuoto.
Presero uno dei tavoli defilati e ordinarono da bere e qualche stuzzichino. Tom tirò fuori i documenti da firmare in una cartelletta e li porse a Rick.
- Il mio agente ha pensato a tutto, la sua percentuale è leggermente più alta in questo caso perché le chiediamo di poter poi rilevare l’idea per poterla rivendere in altri stati…
- Ah credete che avrà ancora più successo?
- Non è detto, ci prendiamo un rischio ma - esitò un secondo - da quello che sento ai piani alti dovremmo riuscire a venderlo almeno in Spagna, ma non di più.
- Capisco - fece una pausa e tirò fuori una penna stilografica lucida - ma mi dica, come si trova a condurre il gioco?
- In che senso, scusi?
- Voglio dire… lei come si sente tutte le volte che qualcuno dei concorrenti perde tutti i suoi averi?
- Bhe lo sanno che è un gioco d’azzardo in diretta nazionale. Qualcuno vince, qualcuno perde, e poi c’è sempre il tetto dei 10 miliardi… non tutti perdono non tutti vincono.
- I due concorrenti di satsera sembravano sconvolti.
- Nessuno li obbliga a partecipare.
- Certo certo. - Rick consegnò le carte tutte firmate, il che era stupefacente perché si trattava di parecchi fogli; forse Tom si era distratto - Ecco qui, e vi ringrazio per l’extra.
- Non vole altri dettagli? - Tom si morse la lingua… stava per dire “negoziare altri dettagli”.
- Oh no, guardi quelli che perdono prima o poi vendono l’anima al diavolo, e quelli che vincono l’hanno già fatto. Personalmente sono già più che soddisfatto. Mi saluti quelle Jennifer e Britney e le rassicuri domani, sul fatto che non è stata colpa loro.
E così dicendo Rick si alzò, fece un rapido inchino e uscì dal locale.
Tom stava per chiedergli spiegazioni ma non ci riuscì. La lingua si bloccò gelata in bocca, e quando ne riprese il controllo Rick Martin era sparito.
Gli balenò il pensiero che continuare a condurre quel gioco non fosse una grande idea, ma fu solo per un attimo.