Nag news

Overview

Far quadrare i conti di un giornale nel 2024

Con la diffusione capillare dei social media, fare giornalismo è diventato estremamente sfidante. Produrre aticoli di qualitá che non siano sottoprodotti da "click" pubblicitari è tanto arduo quanto intraprendere una dieta se siete in sovrappeso.

Se poi si aggiunge che giornali molto famosi come il Corriere hanno home page Internet che ricordano più i giornali "free" completamente sostenuti dalle pubblicità online, il cerchio si chiude. È imbarazzante vedere che lo stesso articolo di gossip è molto più fruibile su Leggo.it rispetto al Corriere, non contiene nessun paywall e un quantitativo di pubblicità paragonabile.

Tra i giornali "open" ilpost.it è quello che apprezzo di piú per lo sforzo che sta facendo di far restare le notizie fruibili gratuitamente.

Peró a dimostrazione che nessuno ha un modello di business vicente, ilPost ha fatto dei piccoli passi falsi secondo me, che illustro più sotto.

Nag Screen

Benchè gratuito, il sito vi ricorda con pop up fastidiosi di abbonarvi, e non pago, ha pubblicità a comparsa estremamente invasive, benchè non pesanti come leggo.it et similia. Nel 2000 queste schermate riempivano l'avvio dei programmi shreware, e venivano chiamati nag-screen. Lo scopo era infastidire l'utente promettendo di sparire se si pagava il software, non erano quindi "piacevoli intermezzi".

Da Gratis a Pagamento ?!

Ilpost.it nella sua versione a pagamento offriva alcune newsletter "premium", e due podcast: "Morning" e "Tienimi Bordone". In principio hanno rafforzato questa offerta verso gli abbonati creando sconti per i loro libri monografici, e percorsi preferenziali per partecipare agli eventi live.

Nel frattempo la readazione ha espanso il numero di podcast gratuiti, e provato a creare delle versioni "premium" di alcuni di essi (come "Altre indagini").

IlPost ha fatto diversi tentativi per imbroccare un formato podcast convincente, con alcune false partenze, e questo ci stava. Per esempio il podcast Politics ad un certo punto è scomparso senza preavviso, ma ci poteva stare, essendo gratuito e trattando un argomento difficile da rendere brioso...

Il problema è che da Gennaio 2025 alcuni dei podcast migliori diventeranno riservati ai solo abbonati. Si noti che:

  1. Questi prodotti non cambieranno format: diventeranno semplciemente a pagamento.
  2. Non stiamo parlando di prodotti sperimentali, ma di podcast di lunghissimo corso: "Ci vuole una Scienza" ha iniziato ad essere trasmesso ad aprile 2022, "Globo" da Novembre 2022, "Amare parole" è leggermente piú recente, perché è iniziato a fine marzo 2023 ma è piú discontinuo e quindi non confrontabile direttamente.

Stiamo parlando di prodotti curati, e quindi non sto criticando la qualitá del prodotto, ma le tempistiche e le modalitá di azione di questo "cambio" di offerta commerciale. Siamo stati a lungo iscritti a IlPost, e probabilmente continueremo ad esserlo, magari a tratti, ma è sensato trasformare un prodotto grauito in uno a pagamento? Questa "sterzata" è discutbile perché l'abbonamento al post non è una novitá del 2025, ma una modalitá giá consolidata da parecchi anni.

News sponsorizzate

Ci sono fenomeni piú borderline pero', e uno di questi è Will Media. Will media offre contenuti virali in parte gratuiti ed in parte a pagamento. Per es"The Essential" è un podcast di 5 minuti molto ben fatto, ad opera di Mia Ceran, che ha contenuti premium per gli abbonati. Il problema è che Will Media mischia notizie con contenuti chiaramente sponsorizzati, e la differenza a mio avviso non è sempre percepibile. Per es mi sono imbattuto su Instagram in uno spottone-news sui charge-wall di Tesla, realtá difficilmente utilizzabili in Italia, con puntatina sul robot-maggiordomo, e l'immancabile Tesla a chiudere. Li chiamano "branded content": mentre pero' su altri giornali (come IlPost) questi contenuti sono ben evidenziati e rappresentano una percentuale minima degli articoli, Will è un pelino piú ambigua. Ultimamente anche Will sembra basarsi sempre di piú sugli abbonamenti:

Nello specifico, i ricavi di Will nel 2023 derivano per il 60% da lavori di branded content e per il 38% da attività e contenuti per terzi
Come volevasi dimostrare.

Conclusioni

Quanto illustrato evidenzia l'aggravarsi della crisi in cui versa la carta stampata 'tradizionale', che si trova stretta tra la necessità di auto-sostenersi e di trovare lettori disposti a pagare per delle notizie che si trovano facilmente in rete, ma con affidabilitá spesso scadenti (tranno per il gossip di Leggo...:-) I nuovi media (Leggo, Will, IlPost e i podcast di Chora) offrono nuove modalitá di fruizione delle notizie (attenzione, non necessariamente dei giornali!) e si stanno sempre piú consoldiando come la strada maestra per un altro tipo di giornalismo. Alcune versione ibride sono giornali come IlFattoQuotidiano, cartaceo, che si sostiene esplicitamente con gli abbonamenti, ma rende gran parte degli articoli fruibili dopo l'uscita e puó essere ritenuto un modello vincente, e che avrebbe qualcosa da insegnare a testate piú in bilico (vedi LaRepubblica). Infine in Italia rimangono sacche di giornali vecchio stampo, che faticano a sbarcare il lunario e sono ancora legati ai sistemi di contribuzione para-statale, che andrebbero via via revisionati e se serve aboliti.

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