Pensionare i nonni

All’indomani della vittoria di Pisapia a Milano, mi sono permesso di scrivere un pezzo in cui esortavo la deposizione del nostro aspirante monarca. Devo riconoscee però che mister Berlusconi ha saputo affrontare e superare con relativo successo almeno 3-4 voti di sfiducia. Si tratta di una abilità degna di un pianificatore attento, più che di un abile statista però. Difatti la legge elettorale che fece approvare tempo fa gli consente di trasformare i parlamentari in meri venditori di voti.

Poiché le liste dei partiti sono bloccati, il partito di maggioranza può offrire la rielezione a qualsiasi parlamentare che sia funzionale alla tenuta del governo.

Tecnicamente questo ha reso del tutto innocua la “furoiuscita” di Fini, che anzi ha perso sempre più parlamentari, fino a diventare quasi ininfluente.

Nel frattempo la piazza ha mostrato segni di preoccupazione per la crici economica e per la politica di “migiottocrazia” imperante. Senza contare figure misere di Scajola e Bertolaso, persone di fiducia del nostro Presidente del consiglio.

E tutto questo mentre la speculazione  si abbatte sull’Italia. I problemi sono tanti e difficili da sintetizzare in un articolo, ma noi ci proviamo…

Leggendo la voce.info, si scopre 

[…] la generosità del metodo retributivo. Il trattamento più prodigo spetta ailavoratori autonomi: a fronte di un montate di 100 euro di contributi versati sono corrisposti benefici previdenziali per 346 euro, se uomini, e per 368 euro, se donne.

Al governo abbiamo solo nonni, che a fronte di 100 entrate di inps ne mungono quasi 3,7 volte di più (non citerò persone come Giuliano Amato che percepiscono 30.000 euro di pensione al mese, e persone come Dini, a quaota 40.000…). La conseguenza è che in Italia i pensionati rischiano di essere in proporzione più protetti rispetto a chi ha 25-30 anni. Difatti i trentenni non hanno un lavoro  e si trovano per molto tempo in uno stato di povertà precaria. Il dramma di questa situazione si sta abbatendo sul nostro paese con una forza devastane, e i nonni al governo non sanno cosa rispondere.

D’altronde né Berlusconi, né Bersani, né Casini sanno interpretare il disagio della piazza, e la risposta del governo è stata finora solo “maggiore libertà di licenziamento”, che a nostro avviso non può da sola aiutarci più di tanto. Solo Fini fa prposte timidamente progressiste (!) ma essendo un conservatore, certo da lui non ci aspettiamo lampi di genio.

Chi avrà il coraggio di dire le cose come stanno, che saranno necessarie lacrime e sangue, e cioé traduco:

  1. bisognerà pagare tutti le tasse.
  2. si dovrà ridurre la pressione fiscale riducendo la protezione sanitaria e pensionistica
  3. si dovrà impedire alle aziende di utilizzare la ridotta pressione fiscale per scopi diversi dalla rivalutazione degli stipendi
  4. bisognerà pagare molto di più chi viene assunto a tempo determinato, in modo che sia anti-economico farlo per più di un anno o due almeno in media.
  5. il potere dei sindacati andrà razionalizzato in modo che si evitino situazioni di squilibrio al contrario, soprattutto in aziende come le Ferrovie dello Stato.
  6. dovremo smetterla di dare la colpa all’euro, che invece ci ha salvato e ci sta salvando tuttora mio caro primo ministro: o forse lei pensa che se dieci anni fa fossimo restati con la lira, ora non saremmo in questa situazione? Ha ragione, non ci saremmo perché l’italia sarebbe già fallita da un cinque/sei anni…
I giovani sono pronti a rimboccarsi le maniche, ne sono certo, sui nonni in parlamento ho parecchi dubbi: chi saprà capire che è venuto il momento di cambiare direzione, forse lei signor presidente del Consiglio?…oppure continueremo a pensare alla Minetti e a lasciare mano libera a Francia e Germania?…

 

2 thoughts on “Pensionare i nonni

    1. Jobs è una personalità con parecchie ombre oltre che luci…peccato che il tuo commento sia su un articolo che non c’entra per niente… in ogni caso grazie del link! :)

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