Niente panico

E’ oramai da più di una settimana che si parla della crisi dell’Italia. La borsa è continuata a cadare in picchiata, tanto che mercoledì 10 agosto Milano ha perso il 6,6% dopo reiterati ribassi. E’ stato anche il mercoledì nero della Francia, con voci di donwgrading del debito francese, per ora rimaste infondate.

E’ difficile fare un’analisi approfondita, certo è che il primo ministro si è mosso velocemente, ma ha tradito una preoccupazione su cui sicuramente i mercati hanno speculato.

La fretta di farsi trovare preparati ha creato voci confuse che hanno fatto assimigliare il governo Berlusconi al secondo confuso governo Prodi. All’inizio si è detto che non si sarebbero aumentate le tasse, chiodo fisso del nostro premier.

In realtà la situazione è così grave che alla fine risulta che verranno aumentate sia le tasse (con una specie di patrimoniale mascherata da “eurotassa”) sia ristrutturate le pensioni.

Quali sono le conseguenze? E la crisi è reale? Vediamolo assieme.

Leggiamo sul Corriere della Sera

«Il federalismo fiscale non esiste più. Siamo alla terza manovra e già quella del 2010 pesava molto sulle Regioni. I tagli previsti nel luglio 2011 pesano per il 50% su Regioni quando queste pesano sulla spesa totale solo per il 16%. Quindi gli ulteriori tagli comportano ulteriori pesanti sacrifici per le Regioni». Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni espreme tutto il suo disappunto nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo l’incontro con il Governo.

Leggiamo sempre dall’editoriale di Ferruccio De Bortoli:

Gli interventi prospettati dal titolare dell’Economia […] appaiono inevitabili, sia sul lato delle pensioni d’anzianità sia su quello della tassazione delle rendite finanziarie, ma vanno accompagnati, meglio preceduti, da un drastico taglio del personale e dei costi della politica. Io, piccolo lavoratore, imprenditore, risparmiatore, posso rimboccarmi le maniche (e rinunciare a qualche festività) se serve al mio Paese, ma pretendo che burocrati, parassiti della politica, ed evasori siano seriamente contrastati e non premiati, come a volte questo governo ha fatto.

L’esigenza di “dare un segnale forte e condiviso” (per dirla con le parole di De Bortoli) è condiviso da molti. In realtà però la speculazione sull’Italia sembra proprio cibarsi del panico che riesce a generare.

Già tre anni fa Unicredit fu sotto un attacco speculativo, quando la bolla dei mutui americani si era espansa su tutto l’orbe terracqueo; e nonostante questo ne uscì indenne.

Ora l’attacco è su tutti i fronti, ma la maggior parte delle banche italiane è solida come il granito, poiché piuttosto che prestare i soldi in modo rischioso, in Italia preferiscono…non darteli. Ho già illustrato in modo semiserio i punti di forza del nostro paese.

Sergio Romano a Radio24 ha sottolineato che in Italia il 70% degli Italiani ha la propietà della casa in cui vive, per cui ne consegue che una bolla immobiliare in Italia ha una probabilità pressoché nulla.

In conculsione, nervi saldi e attendiamo che le ondate più forti della burrasca passino: Tremonti non è l’uomo più dinamico del mondo, ma i conti li saprà pur fare.

 

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