La fine della destra e della sinistra

Negli ultimi due anni in Italia abbiamo assistito al fallimento del’Ulivo come colaizione di centro sinistra di grande respiro (dopo la repentina caduta del II governo prodi) e della consacrazione a statista storico di Silvio Berlusconi (dopo oltre 15 anni di vita politica sulle spalle).

Le contraddizioni dei due poli sono molti.

Il primo governo Berlusconi è durato appena 6 mesi, ma poi la sua coalizione si è dimostrata la più solida in assoluto, assomigliando però più ad una reggenza autarchica che a un’insieme di partiti che negoziano ognuno la sua visione del mondo.

Il quattordici gennaio c’è stato un faccia a faccia tra Silvio Berlusconi, il monarca arroccato, e Gianfranco Fini. Vorrei qui sottolineare una frase di Fini: “”Noi siamo il terminale di una storia che dura da 40 anni. Io stavo qui dentro dieci anni prima che ci arrivassi tu e ci sarò anche dieci anni dopo che te ne sarai andato”.

In questa frase c’è il sunto di come la partitocrazia ha interpretato la parabola politica di Silvio Berlusconi (e di Romano Prodi).

Entrambi sono personaggi divenuti politici “d’incanto”, Berlusconi grazie alle sue indubbie doti di comunicatore, Prodi grazie alla migliore penetrazione culutrale nel substrato cattolico che sempre serpeggierà nella sinistra italiana, e che diede modo ai catto-comunisti di diventare una realtà accettata, benché ideologicamente contraddittoria.

Berlusconi non è mai riuscito a vincere in confronti diretti con Prodi, ma la sua capacità di ristrutturare e mettere d’accordo le particolarità Italiane è oramai indubbia, anche seBerlusconi rappresenta una alternativa senza vie di fuga, senza discussioni possibili, senza rispetto per le leggi ed in ultima sostamza senza una prospettiva di crescita culturale e sociale dl paese. Soprattutto perché l’alleato più influente (la Lega) non può certo essere considerato culturalmente all’altezza.

In questo compito di unificazione il Partito Democratico sta fallendo in continuazione, poiché risulta incapace di capire che bisogna puntare a obiettivi perseguibili, ascoltare la base e smettere di seguire la strada dell’organizzazione piramidale tipica del Partito Comunista di stampo leninista.

In questa nube di monarchi assolutisti (Berlusconi che crede di essere sopra la legge) o politici che parlano ad una base di voti che si scioglie (Bersani), Fini sta lentamente, impercettibilmente tentando la scalata per diventare primo ministro.

Speriamo solo che il paese non frani sotto le sue debolezze e paure xenofobe, mentre attendiamo Fini….