Un paese senza opposizione

Le dimissioni di Veltroni annunciate questo mercoledì fotografano un Italia tutta particolare:

  • Per dimettersi da leader dell’opposizione, è necessario subire due sconfitte (politiche in Italia e amministrative in Sardegna) non una. Mi dispiace per Veltroni, ma oltre a non capire come affrontare Berlusconi, non si è nemmeno accorto in tempo che doveva dimettersi. Un ritardatario cronico.
  • E’ diventato normale usare il pugno di ferro sugli immigrati, salvo accorgersi poi che sono loro a costruire (in nero) le nostre case.
  • Le posizioni più reazionarie della Chiesa Cattolica sembrano progressiste se confrontate con il programma di governo.
    E si può dire tutto della religione cattolica, tranne che sia più avanti dei tempi.
  • Per giorni si è parlato di cronaca ed etica (eutanasia e stupri), ma quasi nessuno fa notare lo stupendo governo di destra sta inanellando disastri economicio-recessivi uno via l’altro.
    E la ragione è semplice: oggi in Italia si propone il carcere ai giornalisti se pubblicano le intercettazioni. Immaginate cosa succederebbe se dicessero che Silvio ha sbagliato qualcosina di “futile” come la politica economica.
    Hanno addirittura paura a spettegolare sulla Carfagna e sul suo presunto rapporto sentimentale con il primo ministro.

Ora vi chiedo: siamo proprio sicuri che di questo passo non perderemo qualcosa che è parte della nostra identità nazionale, ricevendo in cambio poco o nulla?

Non ci stiamo perdendo qualcosa d’altro, di più importante, oltre all’opposizione?