Giustizia imperfetta?

Il quindici luglio (martedì scorso) mi ha colpito una doppia notizia che riguarda la giustizia, di cui tutti i politici parlano.

Da un lato, l’accusa per corruzione a Ottaviano del Turco (naturalmente già assolto dalla totalità della casta politica), dall’altro le deboli condanne per i fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto a Genova, durante il famigerato G8 (mal gestito dal precedente governo Berlusconi).

Questi due eventi sintetizzano a mio avviso lo stato della giustizia italiana: da un lato è condannata per combattere la corruzione, dall’altro è incoraggiata a non punire la sua di casta: quella dei poliziotti e dei magistrati.

Avevo diciotto anni quando Giovanni Falcone fu assassinato, e nello stesso hanno esplose tangentopoli in tutta la sua potenza pubblica (era il 1992). Vedere sfilare molti dei potenti della DC e del PSI davanti a Di Pietro, che chiedeva banalmente “per chi erano questi soldi”, fu istruttivo.

I politici più grandi degli anni ottanta balbettavano scuse incongruenti, tentavano disperatamente di difendersi e giustificare mazzette da miliardi di lire.

Tangentopoli fu un momento di estrema democrazia, ove si dimostrò che la legge è uguale per tutti.
Fu anche un fulgido esempio del fatto che la separazione dei poteri della nostra Costituzione era una cosa buona e giusta; scoperchiò un malaffare che stava diventando un cancro sempre più vasto.

Questi eventi insinuarono in me il dubbio che l’immunità parlamentare istituita nel 1948 aveva un lato oscuro; la classe politica invece si è attaccata ai suoi privilegi, spaventata da una magistratura che stava facendo il suo lavoro. Ed è facile capire perché.

Gli anni settanta e la P2 furono il momento in cui la confederazione dei poteri forti teneva assieme gli “affari” (politici e mafiosi) e faceva sì che la magistratura non se ne occupasse o preferisse magari concentrarsi sulle stragi.
Andreotti chiamò la strategia della tensione in un altro modo, la definì “la strategia della sopravvivenza”; per rendersene conto, basta andare a vedere il film il “Divo” che ripercorre quegli anni dal punto di vista di questo politico (su wikipedia trovate una buona recensione del film).
Questo leit motiv continuò per tutti gli anni ottanta, quando l’italia visse un momento d’oro grazie al sistema di potere che PSI e la DC (e sicuramente in parte anche il PCI) misero in piedi.

Un sistema protezionistico che consentiva da un lato di “pesare le azioni” (frase celebre di cuccia, che fa capire come il libero mercato in Italia fosse inesistente) e dall’altro di far andare in pensione i dipendenti pubblici a 35 o 40 anni, facendoli pesare sulla previdenza in media per altri 40 anni.

Tutti erano contenti: i poteri forti godevano di privilegi, e la casta poteva anche permettersi di elargire i suoi stessi privilegi ai cittadini (si ricordi che ancora adesso un politico dispone di diarie, indennizzi e pensioni in cifre ben al di sopra di qualsiasi media).

Prima di attaccare la magistratura quindi, vorrei pensassimo un pò di più agli ultimi trent’anni della Storia d’Italia.