Democrazia Pervasiva

Da un po' di tempo sto riflettendo su alcuni aspetti della democrazia partecipativa contemporanea, e sul ruolo del capitalismo.

Ho osservato con interesse i movimenti no global, ma ho iniziato ad elaborare una mia personalissima teoria su come va il mondo (chi non lo farebbe al giorno d'oggi?).
Esistono diversi aspettti da considerare quando si parla di capitalismo. 
Alcuni sostengono che il capitalismo ha come fine ultimo ammassare denaro, ed incoraggia quindi ad opporsi a questa forza in diversi modi. Alcuni politologi (come il Ginzborg) hanno evidenziato la necessita' di far uscire i cittadini dalla spirale lavoro-consumo che ci relega alla sfera privata, e che agisce come una forza che scoraggia la partecipazione alla vita pubblica.
Vi sono tuttavia alcune modeste osservazioni che ho fatto e di cui non ho trovato traccia nel dibattito politico recente. 
Vado quindi ad esporre alcune questioni, che non dubito possano essere spunti di riflessione.
 
Il movimento no global sbaglia candeggio? 
Il movimento no global identifica nella "globalizzazione" il nuovo male da combattere. Come si sa la propaganda e' necessariamente fatta di slogan semplicistici, e questo si riflette in modo negativo anche sui movimenti. Pero' affermare in modo forte che la globalizzazione e' un male di per se' e' sbagliato. E' anzi vero il contrario, cioe' che se tutti abbiamo dei punti in comune, questo  puo' migliorare la tolleranza reciproca.
Lo sfruttamento fatto dalle multinazionali e' sbagliato, ma e' facile per una multinazionale mettersi in regola e "rientrare" nel suo recinto, senza che questo intacchi il suo potere di base. Per cui protestare frontalmente contro i grandi trust (per es invitando al consumo consapevole) e' un'iniziativa encomiabile ma difficile da orientare.
Per esempio, da quando "va di moda" il consumo consapevole e l'investimento etico, quasi tutte le realta' "globalizzanti" hanno mangiato la foglia e si sono adeguate.
Ora potete trovare eticita' e rispetto dell'ambiente anche nelle grandi multinazionali.
 Questo e' un aspetto positivo, ma non intacca la radice del problema: ci sono multinazionali che con la sola loro presenza possono alterare la politica sociale di interi stati!
Mi spiego meglio, attraverso l'esempio delle banche etiche.
Semplificando molto, la banca e' un'entita' che prende il risparmio e lo "presta" ad un'impresa/istituzione/stato che ne faccia richiesta, con apposite regole e garanzie.
Affinche' il risparmiatore  dia i soldi alla banca, egli deve essere ragionevolmente sicuro che ricevera' qualcosa in dietro per questa sua "rinuncia" a dilapidare il tutto in kinder bueno o cioccolato milka.
Per questa ragione la banca deve massimizzare il profitto suo e anche del risparmiatore.
Per cui e' irrazionale pretendere che la banca faccia una cernita etica e decida in base a questo vincolo a chi prestare denaro o meno.
Vediamo perche': io banca posso eticamente decidere di non produrre armi e di dare i soldini solo a chi produce auto.
Poi chi produce auto fa un accordo volto a produrre ricchezza con una una società che produce pistoni militari,  posseduta da una società che vende elicotteri e bombe. 
In tutto questo giro, la banca ha guadagnato eticamente piu' clienti per fare piu' bombe!
Come si muove il denaro? Riuscite a "separare" le interconnessioni o a creare un "confine"? Se non ci sono collegamenti diretti e' impossibile.
Il problema che il denaro e' stato costruito dall'ingegno umano proprio in modo che non "profumi" o "puzzi" e sia anonimo.
Nell'era di Internet sta diventando un po' meno anonimo, ma di poco.
Per cui le iniziative come il microcredito  sono enconomiabili, ma non sono "caritatevoli" nel senso piu' alto della parola, ne' probabilmente etiche in senso lato, ma solo in senso "riduttivo".
Con questo non sto dicendo che non vadano incoraggiate, pero' voglio che si rifletta sul fatto che va fortemente ridimensionata la loro portata sociale. 
 
Che fine stanno facendo i controllori dei controllori? 
La scoperta dello scandalo del WaterGate fu possibile perche' i giornalisti che scrivevano di quei fatti erano in un libero mercato. Il loro referente era in prima battuta il redattore capo, poi l'editore ma alla fine della catena stavano quei cari pupetti che comperavano il giornale e che si chiamavano lettori.
Se la cosa fosse stata messa sotto silenzio, i lettori avrebbero smesso di leggere un giornale poco interessante, e loro sarebbero finiti in mezzo ad una strada.
Funziona cosi' anche in africa: per quanto triste, la gazza zoppa finisce nelle fauci del leone. Prima che ne rendiamo conto, prima capiamo che cosa non va nel sistema odierno.
Ad oggi, nel 2006, in paesi come l'italia succede esattamente il contrario.
I proventi per la vendita di un giornale provengono dalla pubblicita' che si cura poco delle opinioni altrui, visto che ne CREA di nuove.
Poi ci sono gli editori. Per cui per esempio il Giornale di Feltri non potra'  mai e poi mai fare una critica seria ad un esponente di destra.
Ne' e' pensabile che un giornale di sinistra faccia lo stesso con Prodi. Al piu' possono dare timidi "suggerimenti".
Anche entita' come "Liberta e Giustizia" non sono per nulla indipendenti, ma dipendono da un editore (De Benedetti) che non gradisce si parli bene di Silvietto Berlusconi (cosa peraltro difficile, visto che perfino la moglie se ne lamenta).
 
Similmente, alle squadre di calcio non interessa piu' il tifosetto sfigato che va allo stadio. Gli fa guadagnare troppo poco.
Chi guida le squadre sono coloro che pagano i diritti TV e chi fa loro i prestiti (le banche).
Per la stessa ragione Moggi e la Juve non sono stati adeguatamente punti. In base alle prove la Juventus doveva finire come minimo in serie C.
Ma rompere il giocattolo in questo modo era eccessivo.
Allora il sistema capitalistico, insieme a quello  TV, ha trovato la soluzione di mezzo: breve caduta della squadra in serie B, per poi narrare in due anni il "ritorno" dell'onesta squadra in serie A.
Qui non va sottovalutato come alla razionale giustizia sia stata sostituita una sceneggiatura di spettacolo, atta a massimizzare gli ascolti.
Difatti impiegare tre anni per tornare a parlare di Juve avrebbe fatto perdere troppi soldi al sistema, e li avrebbe resi degli sfigati senza gesta da raccontare (la gente puo' ricordare al massimo un'anno, per cui se dopo tre anni fosse tornata in A se ne sarebbero accorti in pochi).
 
Come combattere per davvero i poteri forti?
Ovviamente non ho la risposta, pero' e' indispensabile prendere atto che l'avversario muta strategia molto rapidamente. Il capitalismo premia chi si adatta, non chi ripete per anni le stesse cose.
Difatti le ideologie granitiche (comunismo russo) sono morte, quelle dinamiche (comunismo cinese, visione cubana) sono ancora vegete anche se con stati di salute differenti.
Lo stesso Bush sta andando fuori moda, perche' far vivere un paese di 300 milioni di persone in uno stato di terrore permanente per guadagnare il predominio sul petrolio e' una vaccata. 
Affinche' il sistema faccia quello che volgiamo noi (in una parola: ci lasci piu' liberi di condizionarlo) e' quindi necessario usare le sue armi contro di lui.
Per esempio non e' possibile fermare la coca cola smettendo di berla, a meno che non lo faccia tutto il mondo per almeno un anno (perche' se lo fate per un giorno solo non fallisce mica, sapete?). E sarete d'accordo con me che questa e' un'utopia.
Pero' se la coca-cola sfrutta dei bambini per imbottigliare le bollicine, e noi gli facciamo notare questa cosina con dei titoli cubitali sui giornali, e li sputtaniamo?
Cosa succede se li sputtaniamo?
Loro si adattano! E sostituiscono ai bambini dei pensionati un po' rintronati.
E non e' necessario che li sputtaniamo su tutti i giornali del mondo: basta farlo in uno stato, e la globalizzazione poi "processa" questa notizia e la diffonde nel resto del globo. Lo sforzo da compiere e' assai piu' modesto, non trovate? 
Prossimamente su questo schermo, altre idee… 
Quasi dimenticavo: vi prego di lasciare dei commenti, perche' siamo ancora in democrazia, e non ho la verita' rivelata in mano (la tengo in frigo, al fresco).