Previsioni mancate: Castagne 2008

Sono sempre stato molto scettico verso le visionarie opinioni di molti “guru”, siano essi tecnocrati o economisti di fama. In italiano si dice “prendere in castagna qualcuno”, quando lo si smaschera, oppure si dimostra che sta sbagliando. Vediamo quindi quante castagne ci ha riservato questo autunno…

Castagna 1: l’era all’idrogeno continua ad essere posticipata

In questi mesi mi è ricapitata in mano una edizione del 2002 de “L’era all’idrogeno” di Jeremy Rifkin.

In tale testo, a pagina 251 leggiamo:

la Shell è convinta che i veicoli alimentati da cella a combustibile ad idrogeno probabilmente entreranno massicciamente nel mercato automobilistico europeo e americano entro il 2005

Come vedete ho dato qualche annetto in più (siamo oltre la metà del 2008) a Mr Rifkin, sperando che si trattasse solo di un ritardo trascurabile…però ora mi dolgo nell’osservare che di tale mercato di auto ad idrogeno non vi siano tracce significative.

Nello stesso testo si sostiene che l’idrogeno sarà la pila universale per una nuova infrastruttura basata sulla produzione di energia dal basso.  Si afferma però che l’unico modo conosciuto al momento (nel 2002 e anche oggi) per produrre massicciamente idrogeno  sia bruciando petrolio (stem reforming) o comunque producendo grandi quantità di CO2, un’idea pericolosa di questi tempi di riscaldamento globale conclamato!

Castagna 2: software revolutions & agents

Nel 1993, Gianni degli Antoni (rettore & longa manus del Dipartimento d’Informatica di Milano) sentenziò che da lì a pochi anni il software sarebbe diventato tutto codificato in hardware, e che avremmo avuto agenti intelligenti per proteggerci dallo spam e per trovare le informazioni che ci servono.
Sarebbe stato questo il business del futuro, tutto fatto con strumenti hardware.
E’ accaduto quasi il contrario: i cosiddetti agenti intelligenti, siano essi Google o Spam Killer, hanno bisogno di una grande base di utenza che li usi gratis, per poter migliorare i loro risultati. Pittosto che farsi pagare, questi servizi cercano disperatamente utenti che li usino, perché altrimenti non possono funzionare da soli.
Rifkin nell’ “Era dell’accesso” soteneva il contrario, dicendo che ci sarebbero stati dei “Gate Keeper” che avrebbero tenuto in mano le informazioni, creando un mercato di “compravendita” di questo bene. Sembra stia succedendo ma il potere dei gate keeper non è così forte per ora (Google sta bene attenta a quello che fa).

Come ultimo esempio, citeremo il page ranking di google, che è basato in parte sul numero di click che un utente fa, e serve per affinare al meglio il motore di ricerca: cioé  non funziona se nessuno lo usa. Il Gate Keeper sembra più una persona che cerca di farti entrare nel suo luna park piuttosto che uno che cerca di controllare chi entra!

Per quanto riguarda il software in hardware, anche le case produttrici di videogame (Nintendo, Sony e Microsoft) hanno optato tutte per supporti software economici come CD o DVD ibridi. Solo Nintendo vende cartige SD per il mercato del Nintendo DS.
I supporti ottici riscrivibili hanno attraversato tre revisioni nel giro di pochi anni (CDRW, DVDRW e ora Blue ray) incrementando sempre di più la loro capacità. Nello stesso tempo, l’esplosione del digitale nel mercato video (videocamere ma soprattutto fotocamere completamente digitali) ha creato un mercato fiorente di penne USB, e supporti di memoria a stato solido. Non solo, il software si sta sempre più virtualizzando, e nonostante il fallimento del network computer, si sta tentando di proporre un sistema di “software-as-rent”, software da scaricare da internet dietro il pagamento di un piccolo compenso.

Google sta portando avanti questa tendenza sviluppando applicazioni sperimenali funzionanti su browser (Google Docs per esempio). Ma anche software come picasa o facebook stanno soppiantando i vecchi programmi per creare collezioni di foto statiche.
Insomma sta succedendo l’opposto: il software cerca di diventare ancora più leggero ed impalpabile.

Castagna 3: ADSL batte la fibra.

Fino a quattro anni fa (per esattenza intorno al biennio 2003-2004) si pensava che il futuro delle connessioni domestiche fossero le fibre ottiche, cablate fino all’ultimo miglio. Leggevo su riviste articoli di giornalisti lamentosi che affermavano che l’ADSL non era la banda larga, perché andava “solo” a 1Mbit.
In realtà l’offerta basata sulla fibra ottica ha stentato a farsi strada, mentre chi ha scommesso sull’adsl (come Telecom Italia) è riuscita alla fine a spuntarla, portandola a 20Mbit, ben oltre il limite che inizialmente si era pensato. Le fibre ottiche sono usate, ma non per cablare l’ultimo miglio. Anche le case costruite ora non hanno nuove infrastrutture di rete native, proprio perché il doppino di rame ancora regge egregiamente.

Csatagna 4: Useremo il wireless solo lo stretto necessario

Anni fa Negroponte in “essere digitali” sentenziò che siccome la banda dell’etere era limitata, avremmo finito per connettere con un cavo tutto ciò che non sarebbe stato strettamente necessario avere con una connessione wireless, e sosteneva che era una sua forte convinzione.
Chi glielo dice ora a Negroponte che Telecom e FastWeb propongono il wireless addirittura per la cablatura on the fly di piccoli uffici? Che lo wireless è la nuova frontiera, e che ormai anche i cellulari si stanno dotando di connessioni WiFi a banda larga benché… ecco benché loro la abbiano già una connessione a banda larga (UMTS)… chissà perché tutto questo spreco, eh? Risposta: perché i produttori di cellulari stanno cercando di sganciarsi dai grandi carier (AT&T, Vodafone, Telecom ecc)

Cosa fare di tutte le castagne?

Prevedere il futuro non è facile. E’ importante tenere a mente che i cambiamenti radicali non sono di facile realizzazione, e quindi speso le società evolvono sì verso modelli di consumo sempre più dinamici, ma tenendo basso o nullo il costo infrastrutturale. Si potrebbe dire che “sdrucciolano” verso sistemi più innovativi. La scasità di petrolio e l’effetto serra hanno aumentato la forza delle politiche di riciclaggio da un lato, e spinto dall’altro le aziende a creare prodotti con un impatto ambientale ridotto.

Sei mesi fa per la prima volta ho visto una pubblicità che sosteneva che la lavastovoiglie è più ecologica del lavaggio a mano, perché consuma molta meno acqua. Al di là della veridicità della affermazione, è la prova che lentamente i valori fondanti del capitalismo moderno si stanno modificando, anche se troppo lentamente secondo alcuni scienziati.