Veltroni il leader vergine

Stamane come un flash mi sono venute in mente una serie di ragioni politiche, alcune delle quali non proprio “onorevoli”, per giustificare la scelta di candidare Veltroni a leader del Pd. Ma iniziamo con ordine…

Lo scandalo delle intercettazioni ha nuociuto a D’Alema, e ha avuto un impatto psicologico assai forte.
Come se  ci fosse sotto molto di più di quello che si è saputo: la polemica sul giudice che ha deciso di pubblicare gli atti, è il sintomo di paura da parte della classe politica.

Il fatto che alcuni forcaioli come i Leghisti si siano affrettati a prendere una posizione morbida su un loro avversario (!) la dice lunga sull’intreccio generale “politica e affari” ed in particolare su quello Partito e Banca (spesso finanziatrice in modo occulto…).

Questa maggioranza poi sembra essere assai sensibile all’opinione pubblica, che in qualche caso è ben manipolata dal gruppo Mondadori-Mediaset.

Veltroni rappresenta sicuramente un politico lontano dagli “affari di palazzo”, sia nell’immaginario comune, sia forse nella realtà dei fatti. Ed è inattacabile anche dal punto di vista mediatico: lo definirei quasi anti-aderente a meccanismi come i tapiri di striscia o i fanta-scandali di Panorama.

Ma avra la verve necessaria? Potrebbe competere con la capacità dialettica di un Cofferati, per esempio?

La carica di sindaco di Roma è un buon viatico per diventare segretario di partito prima, e poi leader di coalizione.
Sul fatto che si tratti di una candidatura pilotata, esistono parecchi indizi.
Prima di tutto il sondaggio internet di Repubblica, con nessuna vera valenza, poiché non condotto come un vero sondaggio.
Poi il fatto che si sia trovato subito un fantomatico accordo sul suo nome: è evidente che l’ipotesi circolava da tempo.

Ma veniamo ai fatti: il discorso completo è disponibile sul sito di repubblica.

Un impeto introduttivo notevole, per un progetto di un’Italia futura.

La prima cosa che mi colpisce è la chiarezza espositiva: quattro sintetici punti, contro le pagine e pagine dell’ultimo infausto programma della sinistra:

  1. Ambiente. Molto poplare, basti pensare ad Al Gore in America
  2. Un nuovo patto generazionale. Di sicuro per far comprendere (e digerire) le difficili scelte fiscali che qualsiasi governo dovrà prendere nei prossimi anni in Italia.
  3. La formazione. E quindi la ricerca. Sarebbe da mettere come secondo punto in un’Italia trattata come Sud d’europa, ma pace.
  4. La sicurezza. Scelta tattica notevole. La destra fa della sicurezza uno dei suoi concetti cardine e di valore, e metterlo qui controbilancia la figura di “buonismo” tipico del Veltronismo. Rubare le idee all’avversario poi funziona sempre.

A questo si aggiunga il fatto che Veltroni è più giovane di Berlusconi, e questo è un punto a sfavore del vecchio, ma sempre astuto,  statista.

Che cosa  saprà opporre la destra a questo discoreso?

E’ infatti importante che giungano critiche serie, poiché a mio parere il Partito Democratico nasce con una confusione e un misto di ispirazioni fin troppo ampio. Tenta di abbracciare posizioni contrastanti.
Vedendo i suoi leader ispiratori, si mischia Craxi con Woityla e con Kennedy, un’alchimia i cui risultati  a mio avviso rischiano di sfociare nel comico.

Restiamo a vedere (e a divertirci, perché no?)…. e nel frattempo, buon Veltroni a tutti!