Storie di università

Quante cose mi sono successe in università!
E le cose più spassose riguardano anche gli esami, in cui la vittima è lo studente, il professore od entrambi.
Ecco alcune piccole chicche

Premessa

Queste storie sono in ordine vagamente cronologico e quindi sembrano affastellate quà e là. Quasi tutti gli anneddoti riguardano cose comprensibili a tutti, anche se ovviamente in alcuni casi ci sono un po’ di tecnisimi…

L’esame di Algebra

L’esame di algebra, in cui la prof da’ si due compiti diversi, peccato che su 4 domande 3 abbiano le stesse identiche risposte…nella stessa posizione! Io capisco che così si semplifica la correzione, ma insomma!

Il Tipo e la tipa

Dove un prode amico (di cui è santo tralasciare il nome, e che non potete conoscere perche’ poco si fa vedere in università) fa entrare la ragazza allo scritto di Fisica I, insieme a lui.
Peccato che lei faccia biologia e non informatica, e che quindi un controllo sul libretto universitario avrebbe fatto intuire che si trattava di una anomalia ben grande…ma si sà la fisica è uguale per tutti, e non si è mai vista una mela spostarsi per non cadere su una cacca.
Lei riesce a passargli ben due esercizi, e poi “riuncia” alla consegna dello scritto ed esce dall’ aula. Purtroppo l’amico furbo impiega 6 mesi a passare l’orale (“torni la prossima volta dopo aver studiato questo…quest’altro…ecc”) e quindi si autopunisce in modo esemplare (un 30 dopo oltre 10 mesi di studio vale poco…meglio un 24 in 4 mesi di studio!).

Invalidator: come bloccare professori strafalcioni

Scritto di Sistemi Operativi II.
Lo scritto è a quitz, con domande stampate, creati con una macchina. Le domande e le risposte sono permutate, e le risposte sono lette da una macchina che “sa” dove si trovano le risposte giuste attraverso un codice numerico, stampigliato su ogni foglio.
Tra le domande ce ne è una particolarmente lunga, chiamata “i conti del banchiere”. Eseguo l’esercizio e ottengo il risultato corretto. Peccato che nessuna delle risposte sia quella giusta. Il prof ha sbagliato (lui!) i calcoli. Lo facciamo notare.
E allora il prof inizia a cercare un sistema per far quadrare i conti, visto che lui sa qual è la risposta giusta ma non può né modificarla (per via del meccanismo automatico di correzione) né comunicarcela senza invalidare la domanda.
L’esercizio è lungo da fare, e il rischio di errore alto: questo modo di procedere  è folle e pasticciato.
Per cui chiamo un assitente e a voce moderata, in modo che almeno tutta la zona intorno a me mi senta esclamo: “Quindi la domanda è sbagliata perché il risultato giusto dovrebbe essere xxxx mentre qui non c’è!”.
L’assistente pensa che sia un idiota ma invalido quella incorreggibile domanda.

Memoria virtuale, ira reale!

Professore famoso per i suoi scatti di irritazione, ma in fondo simpatico.

Ragazza esaminanda sotto torchio.

Contrariamente a quello che succede di solito, lui è pazientissimo con questo angioletto. Le ripete la domanda vieppiù volte ma senza successo.
Volendola aiutare le scrive la domanda alla lavagna, e poi sotto inizia la risposta:
“A cosa serve la memoria virtuale? La memoria virtuale serve a dare ad un processo….”
La ragazza è nel pallone, e alla fine disperata dice: ” a dare ad un processo più memoria di quella di cui ha bisogno”.
…ora il prof è pur sempre un tipo un pò irrascibile…

“Ma Cazzo!” sbotta il prof tutto rosso “scusi eh, ma ci voleva! Che senso ha questa frase? Cosa se ne fa un processo di più memoria di quella di cui ha bisogno? Me lo dice? Si rende conto di cosa sta dicendo?….”
Per la cronoca la risposta era “La memoria virtuale serve a dare ad un processo più memoria di quella fisica disponibile (libera). E’ ovvio che un tale processo ha bisogno di più memoria di quella fisica libera. Si cerca sempre di dare la quantità di memoria ‘giusta’ né più né meno”. Per la cronaca, la ragazza è sopravissuta all’università.

Coercizione di una assistente

Esame di linguaggi formali e compilatori.
Un esame idiota da 30 fisso. Peccato che la titolare del corso sia incinta (gravidanza a rischio) ed abbia insegnato ad intermittenza, senza che nessuno riuscisse a capire che era meglio trovare un sostituto. Infine un’assitente un po’ incapace viene messa alla guida del corso, dopo che 3/4 delle lezioni erano passate in mano a persone scelte a caso tra professori di altri corsi o assistenti. La tipa furba spiega ripetendo le cose allo stesso modo in cui le trova scritte nel libro, il che ovviamente aiuta poco noi poveracci.
Già questo vi dovrebbe bastare, ma ovviamente è solo l’inizio.

L’orale

Arrivo all’orale dopo averlo rimandato. Lo ammetto lo scritto non lo avevo fatto benissimo, anche perché nel frattempo avevo preparato altri due esami e quindi ero a carico massimo.

Sono il quinto, e si inizia alle 9:00 di mattina. Ho un esame (quello di FisicaII) tra circa una settimana e prima mi spiccio meglio sto. Appena arriva l’assistente scopro che ci sono due tizi che avanzano dall’esame del giorno addietro, e quindi divento settimo. Appena inizia il primo orale capisco il perché dei due “avanzi”: la tipa furba tiene la gente 60 minuti, discute di tutto e poi conferma il voto dell’orale.
Mii che palle!!
Mi passano davanti dei voti fotocopia (27,28,30). Poi una studentessa si sveglia e chiede di passarmi avanti perché deve incontrare il prof con cui fare la tesi ecc ecc. Divento ottavo. La tipa furba decide di interrompere gli orali per andare a magnà, ma ci chiede consiglio su tale decisione. Io mi oppongo, ma naturalmente gli altri studenti caproni hanno fame (ma cavolo, portarsi un panino da casa nooo?).

E ora scusatemi: ma se sei un giovane studente universitario, forte e ben piazzato, tutto concentrato nel tentare di diventare indipendente e laurearti il prima possibile, determinato e quant’altro come fai a non resistere a digiuno per un pò? Non hai forse gozzovigliato il giorno prima in disco? No hai forse mangiato noccioline durante il ripasso? Non hai per sbalgio mangiato da mac donald almeno una volta la settimana prima, il che ti dovrebbe bastare per un mese?
Rammollito caprone senza spina dorsale, io dico!

Ok, arrivo davanti a quest’orale, rispondo abbastanza bene, ma viene fuori che ho scritto una castroneria nello scritto e mi vuole dare ventisei!

“Ventisei! Il voto più basso nella storia di questo esame e di questa giornata! Nooooo” grido nella mia testa. E decido di fare ciò che non ho mai fatto in vita mia: mi impongo, cazzo.
Ma bisogna usare un minimo di sovuar fair, come fa James Bond per dire il suo nome o prima di lasciarti al verde al tavolo verde.
“Scusi ma non potrebbe farmi una domandina per alzare il voto?”.
La fa, ma non la so!
E’ una domanda che non e’ stata sviscerata a lezione e siccome non ho dato l’esame collegato a questo sono spiazzato. Con l’aiuto dei caproni la convinco a farmi un’altra domanda, visto che questa è penalizzante del mio onore di studente studiante.
Rispondo e porto a casa un punto in più.

Fisica II o di come passai in modo osceno un esame.

Premessa

Lo ammetto, non ho mai amato la Fisica. Dopo aver fatto 3 esercizi su 6 e non aver superato il precedente scritto, ero molto molto svogliato. Così Venerdì faccio un scritto in cui faccio due esercizi completi su 6, imposto l’ultimo, scrivo la formula ma poi non sostituisco i valori numerici e finisco il calcolo, in quanto avrei scritto che un protone andava a 3.75 volte alla velocità della luce, una cosa palesemente stupida. L’orale era per martedì pomeriggio, io esco faccio baldoria il giorno prima, e poi mi alzo presto per andare a lavorare in università (tutorato).

 

La scoperta

Arrivo rincoglionito all’appello, e contro ogni possibile pronostico, alle 15:00 scopro di aver passato lo scritto. Non toccavo libro da oltre 2 mesi (da novembre, era febbraio…). Telefono a casa, e la sorella e la mammà mi incitano a “provarci” anche se io sento la paura che fa novanta. Mi siedo, e mentre ripasso 4 formule di elettromagnetismo, spero di capitare con l’assistente, che voleva promuovere uno che non sapeva la differenza tra prodotto scalare e vettoriale. Ovviamente quando tocca a me becco il prof iper-cattivo. Mi siedo e mi chiede: “Ha studiato?”
E io con voce tremolante rispondo: “S-sì”, mentre pensavo “Non apro il libro da più di due mesi, ma si’ so tutto”.
“Mi parli dell’effetto fotoelettrico”
Era una domanda discorsiva, penso che ho avuto una fortuna mostruosa, e intavolo un discorso. Con l’aiuto del prof. scrivo un grafico coretto e  dico che Einstein ha ricevuto il Nobel per questa teoria (cosa che lui aveva detto a lezione e quindi spero capisca che ho seguito): attendo con trepidazione la seconda domanda. E’ statisticamente impossibile che becchi un argomento che mi ricordo, perché non so nulla. Mi chiede una delle 4 formule precedenti che stavo ripassando. Io gliela dico, lui obbietta che ne voleva un altra (sempre delle quattro) e mi dice se so come passare da quella all’altra. E’ un teorema (quello di Stokes) che non si dimostra neanche ad analisi II, per cui scrivo una linea e ho finito. Mi chiede il libretto. Ora, questo prof di solito fa una terza domanda, e io inizio a pensare che è IMPOSSIBILE dal punto di vista statistico che riesca a rispondere ad un’altra domanda. Invece, mi da’ lo stesso voto di Fisica I e mi fa firmare sul registro.
A posteriori la prima domanda (“Ha studiato?….”) è stata la più difficile.

Borsa di Studio

Ok, questo è successo a me, ma grazie al contributo di mia sorella quindi sono quasi innocente.
Il terzo anno, riesco ad ottenere una micro-borsa di studio per ridurre le tasse universitarie.
Una mattina, mi telefonano a casa, per la conferma della pratica, quando non ci sono. Risponde mia sorella, che alle 10:00 ancora dormiva. Non è chiaro come, sente fischi per fiaschi e arriva a capire che devo andare in univestità per un fantomatico premio dedicato a tale “Fabio Estro”.
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